DISPLACED MEMORIES

Ricordo fotografico -
o dell'opposizione all'univocità

La cognizione che i fatti della storia non stanno a sè stessi, che sono indivisibili dalle motivazioni che richiamano alla memoria, indivisibili anche dal presente e dalla struttura in cui si trovano, non ha intaccato per lungo tempo le testimonianze della Shoah.
Proprio la fotografia è valsa come mezzo in grado di fornire  e documentare un'immagine precisa e fedele della realtà storica. Era garante di una specie di presenza reale
del passato nel presente, dell' „ È stato così“ (Roland Barthes). Sebbene fosse chiaro già dal processo di Ausschwitz che si pensasse troppo semplicemente. Questo si può osservare all'esempio del comportamento con l'album di fotografie di Ausschwitz, le quali, di fatto certificate dall'unione internazionale dei prigionieri di Ausschwitz, dovevano servire come documento e prova autentica, ma che furono interpretate anche in tutt'altro modo. Per l'ebrea ungherese Lili Jakob, che aveva trovato l'album in un alloggio delle SS, le fotografie acquisirono il valore di ricordi familiari. L'album divenne una raccolta personale nellaquale erano effigiati volti a lei conosciuti e familiari. Per i giudici e i magistrati però le fotografie erano prove precarie perchè non testimonianti di maltrattamenti. Anni dopo il revisionista Robert Faurisson usò alcune foto per contestare e negare lo sterminio degli ebrei europei. Dalle diverse interpretazioni e attribuzioni si può vedere che senso e significato - anche in tale materiale - non si esprimono nelle immagini stesse ma che queste possono essere, a seconda dell'osservatore e modo di visione, completamente svariate, o addirittura contradditorie nel loro messaggio.

A dire il vero questa cognizione viene convertita artisticamente nelle loro opere solo dalla seconda e terza generazione. Così si è formata un'estetica attorno alla fotografia documentativa che, come nella letteratura, contematizza la mediazione del rappresentato, il suo costrutto e fattezza come anche la dipendenza del significatoda parte dell'osservatore. Nella discussione artistica con la Shoah vengono annotati assieme il presente e il proprio soggettivo accesso al passato -il passato viene rivisto e trattato come presente. Non è definito : si introduce spesso in modo angoscioso nel presente e altera
se stesso e il presente allo stesso tempo. Molte serie fotografiche e installazioni si concretano in una specie di cercaimmagine, sono esortazioni all'osservatore a leggerle
e a completarle con il proprio sapere e le proprie esperienze, a identificarsi e immedesimarsi in loro.Proprio quest'opposizione all'univocità e simbolismo è il marchio caratteristico delle Displaced Memories di Till Leeser.
Giacchè le Displaced Memories mettono fotograficamente al centro l'assenza della vita
e della vita annientata. È una tale estrema assenza del vero e proprio accaduto, della degradazione dell'essere umano, della sua umiliazione e assassinio, che esige dall'osservatore sguardi che tentino di completare ciò che manca. Non all'oggetto raffigurato ma nell'interferenza fra immagine e osservatore si forma poi il ricordo. Egli si lascia attrarre dai particolari vacanti e contemporaneamente richiama alla mente e mette in correlazione fra loro, in una specie di reazione, cognizioni sotto forma di altre immagini,
racconti, dati storici, esperienze o proprie reminescenze.-

La memoria non è più magazzino, contenitore o addirittura sicuro luogo di custodia, è piuttosto un'incessantemente fluttuante spazio ricordo fra i soggetti.
Nel tentativo dell'osservatore di collocare lo sguardo attraverso sguardi interiori, la superficie dell'immagine si eleva alla tridimensionalità; le viene data un' „acutezza di ricordo“.
Le  Displaced Memories di Till Leeser sono un'opera mnemonica che si basa sulla consapevole rinuncia all'univocità tramite vaghezza, colori e scelta di oggetti.
Ritagli o frammenti di mura, pareti, soffitti, pavimenti o complessi edilizi sono tecnicamente ricreati e alienati, cosicchè venga forzata una vera e propria ambiguità fino a un certo disorientamento. Le fotografie sono incomode, vogliono essere spiegate e allo stesso tempo non si lasciano spiegare durevolmente. Così l'osservatore non trova pace -

il passato non diventa presente ma conduce al futuro dovendo essere sempre ulteriormente pensato. Con l'esame delle fotografie veniamo invitati a una coscienza storica e a una consapevolezza che è conscia della propria responsabilità per la storia e il suo sviluppo, che sa che essa non rimarrà  morta e definita se sempre dal passato la si riforma per il futuro.

Dr.Ariane Eichenberg


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